3 motivi per vedere “L’IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY”

Ecco tre motivi per cui vale la pena vedere L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, il film di Hettie Macdonald è tratto dal romanzo omonimo di Rachel Joyce che è anche sceneggiatrice del film.

  1. Un viaggio interiore potente e universale: Il film racconta la straordinaria decisione di Harold Fry di intraprendere un cammino di quasi 800 chilometri per raggiungere una vecchia amica. Questo viaggio, però, è molto più di una semplice camminata: è una profonda esplorazione delle sue emozioni, dei rimpianti e delle relazioni, soprattutto con suo figlio e sua moglie. È una storia che invita lo spettatore a riflettere sui propri percorsi di vita, sulle scelte non fatte e sulle occasioni di riscatto.
  2. Interpretazioni straordinarie: Jim Broadbent offre una performance intensa e coinvolgente nel ruolo di Harold, un uomo che trova una nuova forza e senso di speranza attraverso il cammino. Anche Penelope Wilton, nel ruolo della moglie Maurine, dona al personaggio una delicatezza toccante, esprimendo tutto il dolore e la solitudine di un matrimonio logorato dal tempo. Le interpretazioni rendono i personaggi incredibilmente umani e reali.
  3. Una storia di speranza e rinascita: L’imprevedibile viaggio di Harold Fry non è solo un racconto di dolore e perdita, ma anche di speranza e guarigione. Il film ci ricorda l’importanza di mettersi in cammino, sia fisicamente che metaforicamente, e di affrontare il passato per ritrovare se stessi. Con una narrazione che alterna momenti di dolcezza e malinconia, il film offre una riflessione sull’importanza del cambiamento e della solidarietà nel superare le difficoltà della vita.

In una cittadina inglese sulla Manica, Kingsbridge, Harold Fry (interpretato da uno straordinario Jim Broadbent) e sua moglie Maurine (Penelope Wilton) vivono la routine quotidiana nella sopportazione reciproca mista ad indifferenza, una coppia come tante, usurata dagli anni di convivenza. Una mattina Harold riceve una lettera da Berwick-upon-Tweed, la città più a nord dell’Inghilterra, non lontana da Edimburgo. È di una sua vecchia collega di lavoro, Queenie, che scrive da un ospizio per malati terminali per congedarsi dal suo amico. Harold, profondamente colpito, sente il bisogno di scriverle due righe di risposta ed esce per imbucare la lettera.

Supera la prima cassetta postale, poi la seconda, decide di andare verso l’ufficio postale, ma quando entra in un minimarket per comprare del latte trova una ragazza che gli racconta della nonna, malata di cancro, che grazie alle sue attenzioni rimase in vita oltre ogni previsione. Harold, ispirato dal racconto, spedisce la lettera, contatta telefonicamente l’ospizio chiedendo di avvisare la sua amica Queenie del fatto che riceverà una sua lettera e che lui ha cominciato un cammino per andarla a trovare percorrendo a piedi i quasi 800 km che li separano. Senza neanche rientrare a casa comincia a camminare in direzione nord con le sue Timberland consumate ed il bricco di latte in mano.

La potenza del film è tutta in questa decisione, una persona bloccata, che vive un rapporto bloccato, che in vita sua è a malapena uscito dal suo quartiere, decide di mettersi in cammino e così facendo inizia a ripercorrere tutta la sua vita, le sofferenze, i rapporti mancati, i lutti. In particolare, il non rapporto con il figlio David (interpretato da Earl Cave che abbiamo visto nelle vesti del giovane Tiberio nella serie Sky sull’antica Roma, “Domina”).

Un viaggio apparentemente folle si trasforma nella scoperta della solidarietà del prossimo, dei vincoli che ci costruiamo con tutti gli oggetti di cui ci circondiamo, della bellezza dei paesaggi, della forza che troviamo in noi quando ci prefissiamo una meta da raggiungere. Gli altri ci sostengono nei momenti nei quali le nostre forze vengono meno, ci possono anche seguire, ma il cammino lo dobbiamo fare noi, fondamentalmente da soli. E questo può diventare speranza per il prossimo ed una medicina per la nostra anima.

Solo quando, con la fatica del cammino, avremo raggiunto la nostra meta, forse ritroveremo noi stessi e potremo trasformare i rapporti che avevamo contribuito a rendere sterili.

Film da assaporare con calma, una poesia per gli occhi e per il cuore.

Un pensiero su “3 motivi per vedere “L’IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY”

  1. Hettie Macdonald’s film, adapted from Rachel Joyce’s same-named novel, follows the daily routine of Harold and Maurine Fry in a small English town, Kingsbridge. An unsettling letter from a terminally ill former colleague, Queenie, triggers Harold to break away from his monotonous life. Inspired by a conversation with a young girl about her terminally ill grandmother, Harold embarks on an almost 800 km journey to visit Queenie. This impromptu quest becomes a moment of self-discovery, understanding the power of solidarity, the importance of identity and connections with others. Harold hopes his journey brings hope to others and serves as a remedy for his soul.

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