3 motivi per vedere “I colori del tempo”

Si è appena aggiudicato il Premio del Pubblico al France Odeon di Firenze, e non poteva essere altrimenti: I colori del tempo (La Venue de l’avenir) di Cédric Klapisch è un film che abbraccia la vita, la memoria e l’arte con una leggerezza solo apparente.

Dopo La vita è una danza, Klapisch torna a raccontare il legame profondo tra le generazioni e la bellezza dei gesti quotidiani, con uno sguardo pieno di poesia e umanità.

Il film è stato presentato ieri sera al pubblico romano al Nuovo Sacher, dove il padrone di casa Nanni Moretti ha accolto e introdotto il regista francese, sottolineando con affetto il suo ruolo di autore capace di coniugare leggerezza e profondità, e di raccontare la vita come un continuo movimento tra memoria e cambiamento. Un incontro di due cinema sensibili e curiosi, uniti dallo stesso amore per i personaggi e per i loro tempi interiori.

Nel film, un gruppo di sconosciuti scopre di essere discendente da una donna vissuta alla fine dell’Ottocento, Adèle Meunier. Riuniti per discutere una misteriosa eredità, iniziano un viaggio nel passato fatto di lettere, fotografie e dipinti, fino a ritrovare il senso delle proprie radici. Un racconto che si muove tra la Parigi della Belle Époque e la Francia di oggi, attraversando epoche e sentimenti con grazia e ironia.

🎬 Tre motivi per cui vale la pena vedere I colori del tempo

1. Una storia che attraversa i secoli e unisce le anime

Klapisch intreccia con finezza i destini di una donna, un pittore e un fotografo, legati da una stessa eredità familiare che si snoda nel tempo. Nel riflesso delle loro vite si rispecchiano le domande di sempre: chi siamo, da dove veniamo, cosa resta di noi. È un film che invita a guardare indietro per vivere meglio il presente, con la dolce consapevolezza che la memoria può diventare futuro.

2. L’impressionismo come linguaggio del cinema

Come i pittori che raccontarono la luce e l’attimo, Klapisch “dipinge” la sua storia con una tavolozza di emozioni. I paesaggi di Giverny, Montmartre e la Parigi ottocentesca sembrano usciti da una tela di Monet o Caillebotte. La fotografia di Alexis Kavyrchine e la scenografia di Marie Cheminal creano un’esperienza visiva ipnotica, in cui ogni inquadratura diventa un quadro vivo.

3. Il regista e il suo cast dipingono un affresco umano e universale

Suzanne Lindon è un’Adèle magnetica e luminosa, affiancata da un cast corale che unisce volti amati del cinema francese – da Vincent Macaigne a Cécile de France, da Paul Kircher a Sara Giraudeau. Klapisch, insieme allo sceneggiatore Santiago Amigorena, orchestra il tutto con ritmo, tenerezza e ironia, trasformando il film in una riflessione gioiosa sul tempo che passa e sull’arte di restare vivi attraverso il ricordo.

In sintesi

Con I colori del tempo, Cédric Klapisch firma un film che è insieme una dichiarazione d’amore per Parigi, per la pittura e per la memoria. Tra passato e presente, sogno e realtà, l’autore ci ricorda che non esiste futuro senza radici e che ogni storia familiare, anche la più lontana, può diventare una piccola rivoluzione interiore.


Uscita al cinema: 13 novembre 2025

Un film di Cédric Klapisch

con Suzanne Lindon, Abraham Wapler, Julia Piaton, Vincent Macaigne, Cécile De France, Paul Kircher, Sara Giraudeau, Zinedine Soualem, Vassili Schneider

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