3 motivi per vedere “Vie Privée”

Alla Festa del Cinema di Roma ho avuto il piacere di vedere Vie Privée, il nuovo film della regista francese Rebecca Zlotowski, che mescola magistralmente thriller psicologico e commedia familiare. Protagonista è Jodie Foster, che interpreta Lilian Steiner, psicanalista razionale e sicura di sé, la cui vita comincia a sgretolarsi quando una sua paziente muore suicida. Il film esplora con eleganza i confini tra realtà e percezione, tra ciò che sappiamo di noi stessi e ciò che gli altri credono di vedere.

1. Jodie Foster in stato di grazia

La sua interpretazione è straordinaria: Foster non nasconde i segni del tempo sul volto, anzi li trasforma in strumenti di profondità emotiva. La sua Lilian è allo stesso tempo alteramente composta e vulnerabile, un personaggio che evolve davanti ai nostri occhi, mostrando che la forza di un’attrice non è solo nella giovinezza o nell’idealizzazione della bellezza, ma nella capacità di incarnare esperienze complesse e intime.

2. Il talento registico di Rebecca Zlotowski

Chi ama il cinema francese riconosce il marchio della regista: Zlotowski sa trasformare una commedia familiare in un thriller che tiene lo spettatore sospeso dall’inizio alla fine, privandolo di ogni certezza. La costruzione narrativa, l’uso dei dialoghi e dei flashback, così come la sequenza onirica di ipnosi, sono esempi di come il cinema possa sorprendere con leggerezza e tensione insieme.

3. Una riflessione sulla realtà e la percezione

Vie Privée ci invita a considerare quanto il dolore, i desideri e le negazioni personali possano alterare la nostra percezione della realtà. Il film ci mostra che investigare un mistero esterno spesso equivale a interrogarsi su se stessi, e che la vita privata – e i suoi silenzi – custodiscono verità complesse e sfaccettate.

In definitiva, Vie Privée è un film che parla di cinema stesso, di empatia e introspezione, capace di emozionare e stimolare riflessioni profonde, grazie anche a un cast di supporto memorabile: Daniel Auteuil, Virginie Efira, Mathieu Amalric, Vincent Lacoste e Luàna Bajrami.

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