Chi ricorda i keynote di Steve Jobs sa bene cosa significava assistere a un evento Apple: non solo la presentazione di un prodotto, ma un vero momento storico. L’arrivo dell’iPod ha rivoluzionato il modo di ascoltare musica, l’iPhone ha reinventato la telefonia e l’iPad ha aperto un mercato del tutto nuovo.

Oggi, invece, gli Apple Event guidati da Tim Cook appaiono più “prevedibili”: aggiornamenti annuali dell’iPhone, miglioramenti tecnici graduali, qualche novità di design, ma raramente quella sensazione di trovarsi davanti a un oggetto capace di cambiare le nostre vite. È davvero un impoverimento creativo oppure una strategia precisa?
Ecco 3 motivi per cui gli eventi di oggi sembrano meno sorprendenti.
1. Dalla rivoluzione all’evoluzione
Con Jobs ogni evento era un salto in avanti: prodotti inediti che creavano nuovi mercati e ridefinivano le abitudini quotidiane. Oggi, invece, la logica è diversa: iPhone e iPad vengono migliorati di anno in anno con aggiornamenti incrementali (fotocamera, chip, autonomia), puntando alla perfezione più che alla sorpresa. Una scelta che riduce l’effetto “wow” ma rafforza la continuità.
2. Un mercato ormai maturo
Quando Jobs presentò l’iPhone nel 2007, lo smartphone era un concetto rivoluzionario. Oggi è un oggetto che possediamo tutti, che ha raggiunto un altissimo livello di sofisticazione e dove i margini di innovazione sono più stretti. Il pubblico è più difficile da stupire e Apple punta a offrire affidabilità, sicurezza e un design raffinato piuttosto che stravolgimenti radicali.
3. Una strategia di ecosistema
Se Jobs era un visionario, Cook è un costruttore. L’obiettivo non è inventare ogni volta un nuovo mercato, ma consolidare quello esistente. L’iPhone è diventato il fulcro di un ecosistema che comprende servizi ad abbonamento come Apple Music, iCloud, Apple TV+, Fitness+ e Apple Pay. Non è l’hardware a sorprendere, ma la rete di servizi integrati che assicura entrate costanti e fidelizzazione degli utenti. L’innovazione, quando arriva (come con Apple Vision Pro o le future applicazioni di intelligenza artificiale), non viene più concentrata ogni anno, ma distribuita su cicli più lunghi.
Conclusione
Gli Apple Event di oggi forse emozionano meno rispetto a quelli di Jobs, ma rispondono a una logica precisa: non creare continuamente nuovi mercati, bensì difendere e rafforzare una posizione di dominio in quello esistente. Una strategia meno spettacolare, ma estremamente efficace. E forse, la vera domanda da porsi non è se Apple sia meno creativa, ma se il mercato – e noi spettatori – siamo ancora pronti a farci sorprendere come un tempo.
