Dopo il grande successo de Le otto montagne, Paolo Cognetti torna sul grande schermo con il suo primo film come regista, scrittore e interprete: Fiore Mio.
Un documentario poetico, profondo e riflessivo che esplora il legame viscerale tra l’uomo e la montagna, tra il silenzio della natura e il fragore delle minacce umane.
Presentato al Locarno Film Festival e al Festival dei Popoli di Firenze, sarà nelle sale italiane il 25, 26 e 27 novembre, distribuito da Nexo Studios.

1. Una montagna, mille prospettive
Ispirandosi a Le 36 vedute del Monte Fuji di Hokusai, Paolo Cognetti ritrae il Monte Rosa attraverso prospettive mutevoli e poetiche. Dalla maestosità della vetta alle vite che scorrono ai suoi piedi, il documentario offre uno sguardo intimo e suggestivo, facendo della montagna non solo uno scenario naturale, ma una vera protagonista. Il regista racconta la bellezza di un ecosistema fragile e mutevole, minacciato dai cambiamenti climatici, ma eternamente resiliente nella sua imponenza.
2. Voci e volti della montagna
Il viaggio di Cognetti è arricchito dagli incontri con persone che vivono e lavorano sul Monte Rosa. Dai rifugisti come Marta Squinobal, che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo rifugio vegano delle Alpi, allo sherpa Sete, che porta con sé storie dall’Himalaya. C’è poi Vasco Brondi, amico e cantautore, che ha creato una colonna sonora evocativa, chiudendo il film con il brano “Ascoltare gli alberi”. Ogni volto e ogni voce contribuiscono a un ritratto corale che rende omaggio alla comunità montana.
3. Un invito alla riflessione sul nostro impatto
Durante un’estate segnata dalla siccità, Cognetti ha assistito per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, a 1700 metri di altitudine. Questo evento è il punto di partenza per riflettere sull’impatto umano sul fragile equilibrio della montagna. Attraverso le parole di chi vive questi luoghi, emerge una consapevolezza: se l’uomo minaccia la natura, sarà la natura stessa, con la sua eterna forza, a ridimensionare la presenza umana.
Con una fotografia curata da Ruben Impens e la partecipazione di artisti come Andrea Laszlo De Simone, Fiore Mio non è solo un omaggio al Monte Rosa, ma un’opera che invita gli spettatori a contemplare la bellezza e la fragilità del nostro pianeta.
