Con The Beast, Bertrand Bonello non solo racconta una storia, ma invita il pubblico a vivere un’esperienza intensa, articolata e immersiva. Con una durata di 146 minuti, il film si sviluppa in tre epoche diverse — il 1910, il 2014 e il 2044 — collegando passato, presente e futuro in un filo narrativo che esplora la paura e l’amore.
Ecco tre motivi per cui The Beast è un’esperienza cinematografica che vale la pena vivere in sala.

1. Una narrazione a strati per un’immersione totale nello schermo
Bertrand Bonello costruisce una struttura narrativa che spazia tra generi e epoche, intrecciando dramma, fantascienza e thriller psicologico. Il regista ci trasporta in un futuro distopico del 2044, in cui le emozioni sono bandite e il mondo appare “sereno” solo in superficie. Attraverso una tecnica cinematografica di sottrazione e minimalismo visivo, Bonello svuota la città e il contesto per immergere lo spettatore nel silenzio e nella freddezza di un mondo controllato. Questa scelta, secondo Bonello, è fondamentale per coinvolgere il pubblico, che, in sala, vive lo stesso senso di spaesamento e smarrimento della protagonista Gabrielle .
2. La paura dell’amore come filo conduttore tra passato e futuro
The Beast esplora il tema universale della paura di amare attraverso una serie di vite passate e future che coinvolgono Gabrielle e il suo eterno compagno Louis. Bonello rilegge liberamente il racconto La bestia nella giungla di Henry James, invertendo i ruoli e ponendo una donna, interpretata magistralmente da Léa Seydoux, al centro del dramma emotivo. In ogni epoca, Gabrielle e Louis vivono una catastrofe personale legata al periodo storico — dall’alluvione di Parigi nel 1910, all’amnesia comportamentale dovuta ai social network nel 2014, fino al mondo senza emozioni del 2044. Questa evoluzione emotiva spinge lo spettatore a riflettere sulla propria esperienza, rendendo The Beast più di un semplice film, ma una meditazione sulla vulnerabilità e il desiderio .
3. Un film che abbraccia il tempo e sfida i limiti della sala cinematografica
The Beast è concepito come un viaggio, non solo temporale, ma anche mentale, fisico ed emotivo. Bonello si interroga su come il cinema possa ancora attirare il pubblico nelle sale in un’epoca dominata dai contenuti digitali. La sua risposta è una narrazione che avvolge lentamente, “come una ragnatela” che intrappola lo spettatore e lo accompagna in un’esperienza cinematografica. La scena d’apertura su green screen, la scena del ballo del 1910 e l’audace scelta di un QR code nei titoli di coda sono scelte che stimolano un’esperienza di cinema totale, in cui ogni elemento è pensato per coinvolgere profondamente lo spettatore. Bonello punta a risvegliare il “desiderio di cinema” offrendo un’opera che richiede attenzione, riflessione e coinvolgimento totale.
