Tre motivi per cui vale la pena vedere “Fremont” di Babak Jalali:

- Un ritratto delicato e ironico dell’immigrazione: Fremont offre uno sguardo intimo e sensibile sulla vita di una giovane immigrata afgana, Donya, che cerca di costruire una nuova vita in California. Si trova così a lavorare in una fabbrica di biscottini della fortuna gestita da una coppia cinese: prima nella preparazione dei biscotti e poi, dopo l’improvvisa morte dell’anziana addetta, alla composizione dei testi da includere nei biscotti. La sceneggiatura, firmata da Jalali e Carolina Cavalli, si distingue per l’abilità nel bilanciare il dramma esistenziale con momenti di ironia e leggerezza, facendo emergere la complessità delle esperienze umane con tocco sottile e umoristico.
- Stile visivo affascinante in bianco e nero: Il film è girato in un raffinato bianco e nero che amplifica il senso di isolamento e alienazione di Donya, creando un’atmosfera suggestiva e minimalista. Ogni interazione, per quanto semplice, acquista un peso emotivo grazie alla fotografia evocativa di Laura Valladao, rendendo ogni inquadratura ricca di dettagli simbolici.
- Personaggi unici e relazioni autentiche: In Fremont, ogni personaggio ha uno spazio per essere esplorato, dalla protagonista ai personaggi secondari. Le interazioni di Donya con i vari individui che incontra – colleghi, vicini, il suo capo o lo psichiatra – sono rappresentate con cura e umanità, rivelando le connessioni profonde che possono nascere anche tra persone apparentemente diverse.
“Fremont” è una chicca cinematografica che combina sensibilità sociale, estetica ricercata e uno sguardo autentico sul tema dell’immigrazione.

“Fremont” is a film that explores the life of a young Afghan immigrant named Donya (Anaita Wali Zada) in the Californian city of Fremont, also known as Little Kabul due to its large Afghan population. Fleeing from Kabul after working as a translator for the American army, Donya takes a job in San Francisco where she encounters individuals of different nationalities. After the sudden death of an elderly woman, she begins to work at a fortune cookie factory run by a Chinese couple, gradually engaging in her community’s intricate social dynamics. Directed by British-Iranian director Babak Jalali and co-screenwriter Carolina Cavalli, the film presents Donya’s world in a stark black-and-white palette, which serves as a metaphor for her survival against bureaucracy and ruthless capitalism.
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